di Luca Chiomenti
Gli amplificatori integrati ed i finali, come tutti gli apparecchi Riviera, condividono gli stessi principi di base dai quali si sono definite le caratteristiche tecniche che dovrebbe avere un amplificatore progettato “per” e “dedicato a” l’orecchio umano. Sono state ottimizzate solo quelle misure che hanno dimostrato una effettiva correlazione con i riscontri di ascolto, senza ricercare inutili virtuosismi tecnici. Riassumiamo qui i principali punti teorici, già esposti nella sezione generale, dai quali si derivano le scelte pratiche operate su questi apparecchi.
- Ottimizzazione della distorsione in ampiezza ed in frequenza: la THD deve essere contenuta ma senza puntare solo a 0,0000… deve invece assolutamente avere un andamento ottimizzato rispetto alla distorsione dell’orecchio. Questo significa: predominanza delle armoniche di basso ordine con una regolare distribuzione in frequenza (il livello delle armoniche deve decrescere al crescere dell’ordine dell’armonica stessa, come accade nell’orecchio). Inoltre il livello della distorsione armonica deve essere monotonicamente crescente in funzione della potenza di uscita. L’amplificatore deve esibire un clipping morbido ed anche in questa zona lo spettro della distorsione dovrebbe mantenere una forma più vicina possibile a quella della distorsione dell’orecchio.
- Assenza di retroazione totale (Zero Overall Feedback) ed uso quanto più contenuto possibile di retroazione locale, per limitare gli effetti negativi che questa tecnica induce al risultato sonoro. Ritengo questa la strada maestra per arrivare al comportamento desiderato in termini di distorsione.
- Una buona banda passante anche ad anello aperto.
- Un fattore di smorzamento (Damping Factor) ragionevole: tra 15 e 30. Questa caratteristica, sulla base delle mia esperienza, contribuisce a restituire articolazione e ricchezza armonica nella regione delle basse frequenze.
- Stabilità totale su qualunque carico.
- Assenza di protezioni attive, per eliminare gli effetti negativi che questi dispositivi hanno spesso sul risultato sonoro e sulla dinamica in particolare.
- Massima attenzione alla sezione di alimentazione, intesa non solo come dimensionamento (grosso) ma soprattutto va considerato che l’alimentatore è compreso nel percorso del segnale e quindi deve comportarsi come un circuito audio, ovvero “suonare”.
Questi punti teorici prendono forma nel progetto dei singoli apparecchi: ecco come sono stati tradotti in pratica. Come si vedrà, molto spesso una scelta risulta essere la conseguenza diretta delle scelte precedenti.
- La Zero Overall Feedback e l’impiego del minimo possibile di controreazione locale ove strettamente indispensabile: questo è il punto chiave dal quale si è partiti per ottenere il comportamento ricercato in termini di distorsione e di vari altri parametri.
- L’impiego della Classe A in tutti gli stadi è la prima logica conseguenza: se non si può usare il “trucco” della retroazione per linearizzare il comportamento di stadi poco lineari occorre… usare circuiti intrinsecamente più lineari possibile: la Classe A è la migliore garanzia in questo senso.
- La soluzione ibrida: per la struttura generale è la conseguenza logica successiva. Il triodo è tuttora il più lineare amplificatore di tensione esistente. Inoltre, soprattutto nella configurazione single ended, offre una forma di distorsione intrinseca molto vicina a quella desiderata. Questo lo rende la scelta ideale come amplificatore di tensione. I dispositivi a stato solido ed in particolare i MOSFet sono la soluzione migliore quando si devono gestire alte potenze e basse impedenze; impiegati correttamente ed adeguatamente pilotati possono fornire ottimi comportamenti in termini di distorsione. Inoltre nella configurazione circuitale adottata negli stadi finali Riviera offrono impedenze di uscita dai valori molto vicini a quelli ricercati.
- Le protezioni attive a nostro parere risultano spesso dannose per il risultato sonoro. Quindi, semplicemente, le abbiamo eliminate: ci sono solo i fusibili di sicurezza sulle alimentazioni. Ovviamente a questa scelta consegue la necessità di un dimensionamento realmente generoso nei punti davvero importanti: l’alimentazione nel suo complesso, i trasformatori, i dispositivi di potenza, i dissipatori. Il dimensionamento generoso porta a sua volta la conseguenza, secondaria ma non trascurabile, di una struttura meccanica “adeguata”.
- Scendendo più nel dettaglio del progetto della sezione di alimentazione, in generale abbiamo sempre 2 trasformatori e almeno 5 alimentatori separati (in alcuni casi sono di più). L’alimentazione della sezione a valvole ha un filtro a pigreco ed è stabilizzata (con un MOSFet). Un filtro a Pigreco viene impiegato anche nella sezione di alimentazione dello stadio di potenza (scelta poco comune) ed in alcuni casi questi filtri sono di tipo induttivo (scelta ancora meno comune). Un’altra scelta assolutamente poco frequente è l’impiego delle capacità distribuite, tecnica che utilizzo con soddisfazione dai primi anni ‘90: invece di due soli condensatori “grandi-e-lenti” e fisicamente distanti dallo stadio finale, preferisco tanti condensatori “piccoli-e-veloci”, con gli ultimi messi vicinissimi ai dispositivi di potenza. Questa soluzione garantisce una disponibilità di picchi di corrente molto elevati, con una velocità semplicemente non raggiungibile quando ci sono di mezzo lunghe linee di cavi tra i condensatori ed i dispositivi di potenza.
- Una accurata messa a punto sia alle misure sia agli ascolti, con una ottimizzazione che significa un continuo passaggio dalla fase di progetto e banco di misura alla sala di ascolto e viceversa.
È già stata messa in evidenza la necessità di una struttura meccanica adeguata ad un dimensionamento generale molto abbondante; poiché riteniamo che il comportamento meccanico abbia anche un’influenza importante sul risultato sonoro vi abbiamo dedicato la massima cura. La realizzazione meccanica ha il livello qualitativo da strumento di laboratorio e viene associata ad un design che renda immediato capire che si tratta di creazioni interamente Made in Italy.
È importante sottolineare ancora una volta che quando ci riferiamo alle valutazioni di ascolto ed all’ottimizzazione del risultato sonoro, non ci focalizziamo mai su un solo aspetto del risultato (la migliore risoluzione, la massima dinamica, il maggiore impatto, i bassi più profondi, la maggiore velocità e così via). Se si estremizza un solo aspetto lo si fa a scapito dell’equilibrio complessivo, perdendo l’armonia tra le diverse componenti: così si finisce per perdere la musica e la musicalità. La nostra ricerca punta ad ottenere il miglior equilibrio tra tutti i parametri della riproduzione, poiché ognuno è importante nella musica.
L’obiettivo di ciascun prodotto Riviera è quello di riprodurre la musica nel modo più naturale possibile, come in un concerto dal vivo.


di Luca Chiomenti
Gli amplificatori integrati ed i finali, come tutti gli apparecchi Riviera, condividono gli stessi principi di base dai quali si sono definite le caratteristiche tecniche che dovrebbe avere un amplificatore progettato “per” e “dedicato a” l’orecchio umano. Sono state ottimizzate solo quelle misure che hanno dimostrato una effettiva correlazione con i riscontri di ascolto, senza ricercare inutili virtuosismi tecnici. Riassumiamo qui i principali punti teorici, già esposti nella sezione generale, dai quali si derivano le scelte pratiche operate su questi apparecchi.
- Ottimizzazione della distorsione in ampiezza ed in frequenza: la THD deve essere contenuta ma senza puntare solo a 0,0000… deve invece assolutamente avere un andamento ottimizzato rispetto alla distorsione dell’orecchio. Questo significa: predominanza delle armoniche di basso ordine con una regolare distribuzione in frequenza (il livello delle armoniche deve decrescere al crescere dell’ordine dell’armonica stessa, come accade nell’orecchio). Inoltre il livello della distorsione armonica deve essere monotonicamente crescente in funzione della potenza di uscita. L’amplificatore deve esibire un clipping morbido ed anche in questa zona lo spettro della distorsione dovrebbe mantenere una forma più vicina possibile a quella della distorsione dell’orecchio.
- Assenza di retroazione totale (Zero Overall Feedback) ed uso quanto più contenuto possibile di retroazione locale, per limitare gli effetti negativi che questa tecnica induce al risultato sonoro. Ritengo questa la strada maestra per arrivare al comportamento desiderato in termini di distorsione.
- Una buona banda passante anche ad anello aperto.
- Un fattore di smorzamento (Damping Factor) ragionevole: tra 15 e 30. Questa caratteristica, sulla base delle mia esperienza, contribuisce a restituire articolazione e ricchezza armonica nella regione delle basse frequenze.
- Stabilità totale su qualunque carico.
- Assenza di protezioni attive, per eliminare gli effetti negativi che questi dispositivi hanno spesso sul risultato sonoro e sulla dinamica in particolare.
- Massima attenzione alla sezione di alimentazione, intesa non solo come dimensionamento (grosso) ma soprattutto va considerato che l’alimentatore è compreso nel percorso del segnale e quindi deve comportarsi come un circuito audio, ovvero “suonare”.
Questi punti teorici prendono forma nel progetto dei singoli apparecchi: ecco come sono stati tradotti in pratica. Come si vedrà, molto spesso una scelta risulta essere la conseguenza diretta delle scelte precedenti.
- La Zero Overall Feedback e l’impiego del minimo possibile di controreazione locale ove strettamente indispensabile: questo è il punto chiave dal quale si è partiti per ottenere il comportamento ricercato in termini di distorsione e di vari altri parametri.
- L’impiego della Classe A in tutti gli stadi è la prima logica conseguenza: se non si può usare il “trucco” della retroazione per linearizzare il comportamento di stadi poco lineari occorre… usare circuiti intrinsecamente più lineari possibile: la Classe A è la migliore garanzia in questo senso.
- La soluzione ibrida: per la struttura generale è la conseguenza logica successiva. Il triodo è tuttora il più lineare amplificatore di tensione esistente. Inoltre, soprattutto nella configurazione single ended, offre una forma di distorsione intrinseca molto vicina a quella desiderata. Questo lo rende la scelta ideale come amplificatore di tensione. I dispositivi a stato solido ed in particolare i MOSFet sono la soluzione migliore quando si devono gestire alte potenze e basse impedenze; impiegati correttamente ed adeguatamente pilotati possono fornire ottimi comportamenti in termini di distorsione. Inoltre nella configurazione circuitale adottata negli stadi finali Riviera offrono impedenze di uscita dai valori molto vicini a quelli ricercati.
- Le protezioni attive a nostro parere risultano spesso dannose per il risultato sonoro. Quindi, semplicemente, le abbiamo eliminate: ci sono solo i fusibili di sicurezza sulle alimentazioni. Ovviamente a questa scelta consegue la necessità di un dimensionamento realmente generoso nei punti davvero importanti: l’alimentazione nel suo complesso, i trasformatori, i dispositivi di potenza, i dissipatori. Il dimensionamento generoso porta a sua volta la conseguenza, secondaria ma non trascurabile, di una struttura meccanica “adeguata”.
- Scendendo più nel dettaglio del progetto della sezione di alimentazione, in generale abbiamo sempre 2 trasformatori e almeno 5 alimentatori separati (in alcuni casi sono di più). L’alimentazione della sezione a valvole ha un filtro a pigreco ed è stabilizzata (con un MOSFet). Un filtro a Pigreco viene impiegato anche nella sezione di alimentazione dello stadio di potenza (scelta poco comune) ed in alcuni casi questi filtri sono di tipo induttivo (scelta ancora meno comune). Un’altra scelta assolutamente poco frequente è l’impiego delle capacità distribuite, tecnica che utilizzo con soddisfazione dai primi anni ‘90: invece di due soli condensatori “grandi-e-lenti” e fisicamente distanti dallo stadio finale, preferisco tanti condensatori “piccoli-e-veloci”, con gli ultimi messi vicinissimi ai dispositivi di potenza. Questa soluzione garantisce una disponibilità di picchi di corrente molto elevati, con una velocità semplicemente non raggiungibile quando ci sono di mezzo lunghe linee di cavi tra i condensatori ed i dispositivi di potenza.
- Una accurata messa a punto sia alle misure sia agli ascolti, con una ottimizzazione che significa un continuo passaggio dalla fase di progetto e banco di misura alla sala di ascolto e viceversa.
È già stata messa in evidenza la necessità di una struttura meccanica adeguata ad un dimensionamento generale molto abbondante; poiché riteniamo che il comportamento meccanico abbia anche un’influenza importante sul risultato sonoro vi abbiamo dedicato la massima cura. La realizzazione meccanica ha il livello qualitativo da strumento di laboratorio e viene associata ad un design che renda immediato capire che si tratta di creazioni interamente Made in Italy.
È importante sottolineare ancora una volta che quando ci riferiamo alle valutazioni di ascolto ed all’ottimizzazione del risultato sonoro, non ci focalizziamo mai su un solo aspetto del risultato (la migliore risoluzione, la massima dinamica, il maggiore impatto, i bassi più profondi, la maggiore velocità e così via). Se si estremizza un solo aspetto lo si fa a scapito dell’equilibrio complessivo, perdendo l’armonia tra le diverse componenti: così si finisce per perdere la musica e la musicalità. La nostra ricerca punta ad ottenere il miglior equilibrio tra tutti i parametri della riproduzione, poiché ognuno è importante nella musica.
L’obiettivo di ciascun prodotto Riviera è quello di riprodurre la musica nel modo più naturale possibile, come in un concerto dal vivo.